Il nostro Adriano Arzenton, Bisson Auto, dopo un paio di anni di maratone, torna il prossimo settembre a correre una ultramaratona, questa volta veramente estrema: 100 km, attualmente la corsa più lunga del mondo in un deserto sabbioso. Si tratta della Ultramirage che si svolgerà il prossimo 28 settembre in Tunisia, lungo il lago salato del Chott.
Questa la sua intervista sull’avvenimento.
Domanda : Arzenton di nuovo ultra e di nuovo nel deserto come mai?
Risposta : Ho abbandonato le ultramaratone da circa due anni, ma questa è una sfida a cui non posso mancare, perché con la 100 km nel deserto ho un debito da saldare. Cinque anni fa, nel 2014 infatti, sempre in Tunisia, non sono riuscito a concludere una gara simile, causa una preparazione imperfetta e uno zainetto non stabile che mi ha causato problemi alla schiena.
D : Quali accorgimenti tecnici hai messo in campo stavolta per non fallire?
R : Anch lle esperienze negative servono, basta farne tesoro. Stavolta lo zainetto è estremamente stabile, con più di una stringa di aggancio sul petto, con il giusto carico previsto tra schiena e busto. Inoltre, a differenza del 2014 l’ho provato più volte su percorsi sabbiosi.
D : Che tipo di gara sarà?
R : E’ una gara no-stop e non a tappe, quindi molto difficile. E’ in semi autosufficienza, per cui bisogna portarsi nello zainettoun paio di litri d’acqua, maglia di ricambio, calzini di ricambio, coperta di sopravvivenza, gel e sali, pila frontale per il buio; un peso di circa 5 kg. per uno come me che ne pesa 50, non sono pochi. Ai check point, ogni 20 km., trovo acqua ed alimenti solidi, che tuttavia escludo di utilizzare per evitare problemi di stomaco.
D : Che clima è previsto e che terreno si troverà?
R : Estremamente secco e caldo con temperature che potranno arrivare nelle ore più calde a 40 gradi. Ciò non mi preoccupa, visto che amo il caldo e soffro invece il freddo. Il terreno è per il 30% duro, poiché si corre appunto su un lago salato, e per il 70% sabbioso, quindi non certo facile.
D : Che preparazione hai fatto per questa gara?
R : Con il mio grande allenatore Giovanni Schiavo abbiamo iniziato sei mesi fa, con allenamenti specifici sera/mattino di 30/40 km, ginnastica per rinforzare la schiena, etc. Inoltre, come dicevo, ho provato più volte a correre nelle ore più calde e con lo zainetto per abituarmi alle situazioni. Ci sarà prima della gara anche un passaggio obbligato con il mio fisioterapista di fiducia, Riccardo Busin, per controllare che tutto sia a posto.
D : Che obiettivi ti poni?
R . Potrei dire che questa volta mi basta arrivare al traguardo. Il tempo massimo è di 20 ore e con la preparazione seguita escludo di non riuscire a portarla a termine. Questo è l’obbiettivo minimo. Il massimo sarebbe quello di concluderla entro le 12 ore, arrivando cioè alle 7 di sera, in modo da non correre nel buio assoluto. E soprattutto vincere il trofeo di categoria, nonostante la mia parta dai 50 anni di età.
D : Perché ancora e sempre deserto?
R : Perché da sempre sono innamorato di questo ambiente che è qualcosa di magico, di profondo, che ti scava l’anima. In una corsa così lunga si passano ore ed ore soli, davanti a te c’è il nulla, magari qualche miraggio. La fatica è notevole e bisogna cercare dentro di sé le forze e la motivazione per andare avanti; ci vuole fiducia, cuore e passione per sopportare lo stato di sofferenza che può subentrare. La strada è di una monotonia allucinante, mentre ascolti battere il cuore, battere il tempo. Il deserto ti richiede umiltà infinita e nascoste capacità di ostinazione, volontà fredda e silenziosa. Ne ho già percorsi parecchi di deserti, Senegal, Tunisia, Capo Verde, Namibia, Oman, Lanzarote, Israele ma ce ne sono ancora : Marocco, Egitto, Giordania, Cipro, Spagna, Portogallo, Fuerteventura, Turchia, Mongolia, India, Emirati Arabi …e sono ancora abbastanza giovane…