La sveglia è fissata alle 4, alle 3 e mezzo sono già sveglio, la maratona di
New York inizia presto, da Manhattan bisogna raggiungere Staten Island ed il
ponte di Verrazzano.
Non sono preoccupato, so che finirò senza particolari problemi la maratona di
new york, se non mi succede qualcosa riuscirò anche a demolire il mio
personale, da alcuni mesi sono in uno stato di grazia.
Sono sveglio perché non vedo l’ora di partire per Verrazzano, perché desidero
iniziare a correre e godermi la maratona, è da quando ho iniziato 5 anni fa che
sono questo giorno.
Quando a gennaio ho saputo che Atletica Vicentina aveva una nuova partnership
con Born2Run ho pensato che fosse la volta buona per iscriversi.
Giro per l’appartamento cercando di non svegliare gli altri, alle 4 accendo
il gas e preparo il riso.
Si svegliano Carlo, Oscar, Roberto e mia moglie Giuditta; per lei è la prima
maratona, corre da poco, alle spalle un paio di mezze a settembre, lei è
autorizzata ad essere nervosa.
Finisco per primo la colazione e scendo in strada in tenuta da gara, per
sentire il vento: wow, tira forte, ci darà fastidio ma almeno non piove.
Usciamo alle 5.15 a piedi per raggiungere i bus di Born2Run che ci porteranno
alla partenza.
Fa freddo e siamo vestiti con tante maglie e pantaloni vecchi che butteremo
via alla partenza (finiscono in beneficenza); sopra tutto mettiamo le tute
bianche dei pittori che fanno cambiare marciapiede a più di una persona, temono
che ci siano problemi di Ebola (non scherzo, ce l’hanno chiesto in tanti…).
Incrociamo un italo americano, originario di Palermo, inizia a riempirci di
auguri e ci offre il caffè: bello!
Il transfer dura più di un’ora, sul bus di Born2Run ho la fortuna di
dialogare un po con Stefano Baldini, dice che adesso corre 50/60 km alla
settimana, non di più. Secondo lui vince Mutai, secondo me Kipsang….ci sono
testimoni!
Alle 7 arriviamo a Staten Island, a Fort Wadsworth per la precisione, una
vecchia installazione militare sul fiume, mancano ancora 3 ore alla partenza e
fa un freddo boia, tira un vento sempre più forte.
In coda per accedere all’area atleti incontro Emiliano, un mio vecchio
compagno di università.
Dopo la laurea lo avevo visto solo un’altra volta, all’arrivo della
Stramilano, strana la corsa!
Entrati nell’area partenza mi rendo conto che è veramente enorme, ci sono tre
zone di partenza e quattro partenze programmate, io sono nella seconda onda.
Ci separiamo presto, ognuno nella sua area dove si trovano caffè, the,
berretti, bagel e barrette.
E 1700 bagni…
Una volta in griglia mi spoglio e tengo due maglie che toglierò alla fine del
ponte, poi finalmente il cannone spara fortissimo il segnale dello start!
Sono partito, sto finalmente correndo la maratona di NY!
Faccio tutto il ponte di Verrazzano cercando con lo sguardo Manhattan,
vederla là in fondo distante mi ricorda che 42 km non sono comunque pochissimi :
-)
Ma subito accade qualcosa di magico, il ponte finisce ed inizia
immediatamente la festa: il pubblico meraviglioso, straordinario ed unico che
inizia da subito ad incitarti e a chiedere “cinque”.
Bambini di tutti i colori e razze che tendono la mano e ti sorridono, persone
di tutte le età con cartelloni improbabili per darti “more power”, decine e
decine di complessi musicali (secondo me oltre 100) che suonano musiche di
tutti i tipi. E questo per 42 km di seguito, con l’unica interruzione del
quartiere ebraico (lì proprio il deserto, magari un giorno capirò perché).
I runners, come nelle altre maratone molto partecipate che ho corso (Parigi e
Berlino su tutte) sono dappertutto, non corri mai da solo.
Ma da nessuna altra parte avevo mai visto un pubblico così numeroso e
caloroso.
Durante la corsa, oltre al pubblico ho apprezzato le migliaia di volontari
che hanno aiutato ai ristori e sono rimasto stupito nel vedere decine di guide
per tantissimi disabili che correndo hanno dimostrato che la differenza non
esiste.
Dopo Brooklyn arriva il Queens e finalmente si vedono i primi grattacieli, lo
skyline inizia ad essere da brividi.
Sin dall’inizio ho continuo a guarda il cronometro con calma, sento che tengo
il ritmo che mi ero prefisso senza problemi, anzi, devo tirare il freno a mano
perché so che se lascio andare le gambe rischio di fermarmi al 35esimo.
Arriva il 21esimo Km, inizio ad essere dispiaciuto, sono già a metà di questa
festa incredibile.
Girata una curva si presenta il Queensboro bridge, caspita è altissimo,
dobbiamo salire lì sopra??? Per fortuna lo prendiamo basso ma la salita si fa
sentire.
Sul ponte molti si fermano a fare foto, a guardare lo spettacolo incredibile
dei grattaceli di Manhattan.
Scendendo dal ponte si sente il baccano incredibile che il fa pubblico, non
riesci a vederli ma sai che ti stanno aspettando.
Esco dal ponte stranamente in solitaria, mi accoglie un boato che porterò
dentro per sempre! Mi giro per vedere se per caso c’è qualche attore famoso
dietro di me… no, era tutto per me il boato.
Di li parte la First Avenue, strapiena di gente, mi tengo sulla sx, preparo
la mano ed inizio a dare “cinque” a tutti.
Sulla First il vento si sente di più di prima, a volte ti sposta, a volte di
manda indietro, inoltre ci si dirige a nord, con molti tratti in salita.
E dopo un breve passaggio nel Bronx, finalmente ci immettiamo sulla Fifth
Avenue; la prima cartolina è l’empire state building, che si staglia in fondo:
bellissimo!
Dentro di me pensavo, se sulla first si sale, sulla fifth ci sarà la discesa,
mi sbagliavo, si sale anche sulla quinta.
Ma sono sulla Fifth Avenue, non mollo mica adesso, con ancora più tifo!
A circa 4 km dall’arrivo si entra in Central Park, con i suoi saliscendi che
sono fantastici anche dopo 38 km sulle gambe.
Quando in fondo alla 59esima vedo la statua di Cristoforo Colombo so già che
ci siamo, conosco i 400 mt finali in salita che portano al traguardo, li ho già
fatti giovedì mattina durante la sgambata all’alba a Central Park.
Le gambe vanno, spingo ancora e cerco i fotografi, è finita.
Mi piego perché sono un po’ stanchino, i volontari mi vogliono portare nella
tenda medica.
Mi fermo per stirare un po’ le gambe, i volontari mi vogliono portare nella
tenda medica.
Tossico e mi piego perché mi fanno male gli addominali, i volontari mi
vogliono portare nella tenda medica.
Giro come uno zombie con il poncho della maratona addosso, cerco un po’ di
supporto, lo trovo quando vedo la bandiera di Born2Run; la ragazza del tour
operator italiano mi abbraccia e si complimenta, pare sia effettivamente
contenta per me!
In un modo o nell’altro arrivo a casa dove Carlo è già disteso sul letto.
Accendo il cellulare e controllo gli altri: mia moglie Giuditta ha appena
finito, solo 4h33… WOW!!!
Da quel momento fino al rientro in Italia non tolgo più la medaglia anche
perché i newyorchesi ti fermano per congratularsi, ringraziarti, chiederti come
è andata.
Prova a fermare qualcuno per strada a Manhattan durante l’anno solo per
chiedere una informazione, scapperà per paura o non ti guarderà nemmeno.
Con la medaglia al collo invece è un’altra cosa…
Voglio correre di nuovo questa maratona, con la macchina fotografica,
fermandomi a ballare e a giocare con il pubblico, senza fretta, deve durare
molto molto di più di questa volta.
A presto
MM
PS: il mio tempo finale è stato di 3 ore e 37 minuti, 8 minuti in mezzo sotto
il mio PB: quindi mi sono divertito come un matto ed ho pure demolito il
personale, cosa chiedere di più?